venerdì 5 giugno 2015

Le foto di Andy Rocchelli in Broletto - un'occasione unica




















Ieri sera è stata inaugurata la mostra "Stories", che raccoglie le fotografie di Andy Rocchelli, fotoreporter italiano, che ha perso la vita il 24 maggio 2014 in Ucraina. L'apertura è avvenuta alle 18 del 4 giugno, nella Sala del Camino, del Broletto, in Piazza Vittoria 15 a Pavia.
Presentato da Alessia Glaviano, Senior Photo Editor di Vogue Italia, Adriano Sofri, Giornalista ed Attivista e Pietro Guastamacchia, Giornalista freelance a una folla numerosissima, mentre nella piazza principale i tifosi del Pavia calcio stavano festeggiando i risultati del campionato appena terminato.
Risultati immagini per russian interiors cesuraLa mostra fotografica curata da Cesura e da Lucia Rocchelli è un'occasione unica per immergersi nelle immagini di Andy. L'allestimento è realizzato sia nel cortile che nello spazio delle arti. Appena entrati nel palazzo, le fotografie accolgono il vistatore creando percorsi, isole tematiche, seguendo l'impegno del fotografo durante la primavera araba, in Ucraina, in Calabria per poi accompagnarlo nello spazio al piano terra del palazzo, dove ogni stanza ospita un reportage, quasi in ordine cronologico: a partire dalla documentazione della vita di un seminarista fino a "Russian Interiors", le foto delle donne russe che Andy ha ritratto nei loro appartamenti con lo scopo di creare loro un book per cercare un marito in occidente.Questo lavoro, che Andy voleva fosse soprattutto un libro, ha vinto il secondo premio nella sezione "ritratti" nel World Press Photo 2015.
Immagini forti, capaci di catturare l'attenzione, anche per un osservatore casuale. Presentare le fotografie non è un lavoro semplice, meno è ingombrante la cornice e più ci si può concentrare su quello che conta: lo sguardo. Il lavoro di Andy sembra una parabola sulla maledizione del vedere, in quanto sembra voler concentrarsi su aspetti ordinari della brutalità. Le sue fotografie ritraggono momenti "normali" di violenza, degrado, disumanità, svelandone l'umanità. Non ci sono cornici per queste immagini, ma sostegni che ambientano il visitatore in un mondo che è brutto da vedere, ma impossibile da ignorare una volta visto. Non c'è mai una didascalia e le stesse composizione fotografiche evitano il registro didascalico. Non ci viene spiegato nulla, non ci viene raccontato nulla: veniamo inseriti nella scena con la consegna di uno sguardo, quello voluto dal fotografo, che cercato la presenza più rilevante possibile. Si può usare il termine curiosità con molte accezioni. viviamo in una società dove la curiosità è il perno dell'industria della produzione televisiva, nell'accezione voieristica, ma qui la curiosità è stimolo per conoscere, per evitare l'ignoranza, è il primo gradino della comunicazione: non girare gli occhi, non voltarsi per evitare di vedere cose spiacevoli. Il nostro occhio non sceglie cosa vedere, guardiamo quello che c'è di fronte a noi. La professione del fotografo che seleziona quello scatto come esemplificativo e il lavoro dell'allestitore che riduce ogni ingombro, diventano importanti proprio perché ci mostrano quello che i nostri occhi non vedono, i particolari che non conosciamo. Chi entra nella mostra non può che guardare le foto: sono ovunque e tutte all'altezza dei nostri occhi, sono un labirinto con tanti percorsi e ognuno diventa personale e oggettivo. Le gabbie che contengono le foto nel cortile sono gabbie per il visitatore, perché le aste di sostegno scompaiono, la struttura è ridotta al minimo e resta solo la foto come orizzonte.Un'ultima veloce considerazione, personale. Trovo che il titolo della mostra sia preciso, "Stories", ma il visitatore non si deve illudere che le storie siano raccontate dal fotografo o da chi ha allestito la mostra. Andy era contrairo alle didascalie. Non capivo perché, ma poi di fronte al suo lavoro mi sembra di intuire. Le fotografie non spiegano, sono dei punti interrogativi. Non giudicano, illustrano una situazione e domandano, creano movimento, interessano. Sono l'inizo della storia, delle storie.

   


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